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Appunti sui polsini- Intervista a Linda Fava, editor ISBN edizioni

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ISBN_Edizionia cura di Silvana Farina

Per il nostro quarto appuntamento continuiamo a parlare di editoria con la redattrice e editor della narrativa italiana presso Isbn edizioni, Linda Fava.

Ciao Linda, questa rubrica nasce con l'intento di fare luce sui meccanismi dell'editoria italiana e sulle figure fondamentali nella diffusione della cultura, per questo abbiamo dialogato con traduttori ed editor mettendone in evidenza alcuni passaggi essenziali.

Si parla molto dell'importanza della figura dell'editor che scompare nel self publishing. Quale deve essere il suo ruolo secondo te?

Il ruolo dell'editor è scegliere, di solito non da solo, testi con delle potenzialità di qualche tipo, e guidare l'autore perché li porti al massimo di quelle potenzialità.

Spesso – specie con autori che già conosce, di cui ha già pubblicato uno o più libri – interviene anche in una fase molto più embrionale, partecipa alla definizione dell'idea ed è la prima persona a leggere le prime pagine di un nuovo lavoro.

In che cosa consiste per te l'editing e quanto senti tua l'opera dopo questo intervento? Provo a spiegare come funziona per me, anche se c'è una forte componente non razionale, ma intuitiva, in gioco: nella fase del macro editing è come se cercassi, mentre leggo, di immaginare una linea, che corrisponde più o meno all'andamento del romanzo. Se in quella linea ci sono delle interruzioni, dei punti in cui non è continua ma tratteggiata, quelle sono le falle, e bisogna lavorare su quelle aree, e di conseguenza sull'intera linea, per rendere la narrazione liscia, unitaria, coesa. Naturalmente non c'è quasi niente di esatto o logico, o valido a priori, ogni libro ha una sua coerenza interna. A questo lavoro sulla struttura si intreccia quello sulla lingua: bisogna individuare i punti di forza dello stile dell'autore e cercare di farli emergere il più possibile, lavorando di sottrazione su tutto ciò che li circonda. Un editor raramente aggiunge qualcosa di suo pugno, ma segnala quello che non funziona e va rielaborato, oppure taglia nei punti giusti perché le cose buone non si perdano in mezzo a un magma di intenzioni non riuscite. Se il lavoro con l'autore è profondo, come mi è successo di recente con il libro di Luca Giordano, Qui non crescono i fiori, che ho accompagnato in ogni sua fase (dalla scelta, alla riscrittura, fino al microediting), finisco per sentire un forte legame con il testo, perché l'ho accudito per mesi e lo conosco meglio di chiunque altro all'infuori dell'autore.

Quindi potremmo dire che l'editor è - come ha detto Marco Rossari per il traduttore - sicuramente un’ombra: segue passo per passo lo scrittore, ma è anche il lettore per eccellenza. Nessuno, nemmeno un esegeta, leggerà mai quel libro come l’ha letto lui, perché l’ha attraversato parola per parola. Che tipo di rapporto instauri di solito con l'autore? Il tipo di lavoro che faccio, e di conseguenza il mio coinvolgimento, varia di caso in caso. Di solito sui testi lavoro molto, il dialogo con l'autore è fitto, le stesure a cui lo "costringo" sono numerose, magari è perché faccio questo lavoro da poco tempo e sono ancora nella fase entusiastica, in cui non mi fermo finché non credo di aver raggiunto il punto massimo di evoluzione del romanzo.

Selezionare e scommettere in uno scrittore è diventato oggi un concetto poco applicato e applicabile per il mercato, del resto questo è specchio della politica che non investe nella cultura. Che cosa significa investire per te? Significa intravedere in un testo qualcosa che nessun altro ha ancora visto. Spesso i manoscritti che leggiamo noi sono passati – o passano nel momento stesso in cui li stiamo leggendo noi – al vaglio di altre case editrici. Ma le case editrici sono fatte di persone, ognuna con una sensibilità diversa, e quasi mai un testo parla nello stesso modo a due persone. Quasi tutti gli editor sono capaci di capire quando una storia o uno stile sono oggettivamente buoni, ma quasi mai questo basta perché decidano di pubblicarlo. Per colpirti al punto di volerci investire mesi di lavoro, e di volerla proporre ai lettori con la firma della tua casa editrice, un'opera deve far risuonare qualcosa di speciale in te come lettore. Quando questo accade, c'è l'energia necessaria per investire. Scommettere su un autore significa anche credere che quella bellezza che si è intravista allo stato grezzo possa crescere e declinarsi in altri modi, che quell'autore possa avere altre storie da raccontare. Fidarsi di lui sulla base di quelle prime poche centinaia di pagine pinzate a cui è riuscito a dar vita dal nulla.

Probabilmente è proprio questo il punto: dare fiducia allo scrittore, incoraggiarlo continuamente, intravederne il talento e trasformarne le potenzialità in atto concreto. Il fatto, però, che la cultura sia diventata la seconda pelle del marketing e del mercato più scadente non aiuta né gli scrittori né gli editor, se non le grandi case editrici che fanno del consumo edonistico la logica di produzione neutralizzando e depotenziando i veri talenti.

Perciò, noi lo chiediamo proprio a voi lettori: siete in grado di pensare un cambiamento, si possono perseguire fini puramente letterari, si può pretendere un vero e proprio cambio di rotta?

Qui potete trovare il sito di ISBN edizioni: http://www.isbnedizioni.it/

Qui la precedente puntata di Appunti sui polsini https://libri-bari.blogautore.repubblica.it/2013/07/05/appunti-sui-polsini-vita-da-editor-intervista-a-giovanni-turi/


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